Dalla Marmolada all'Indren: la mappa dei ghiacciai in crisi
La crisi climatica e la scomparsa dei ghiacciai corrono sullo stesso binario ad una velocità decisamente sostenuta: ecco la mappa dei ghiacciai in crisi
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Ghiacciaio della Marmolada
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Tra i ghiacciai in pericolo c’è quello della Marmolada. Il ghiacciaio della Marmolada si posiziona sulla montagna più alta delle Dolomiti e ha registrato una perdita dell’85% dei volumi dal 1905 al 2010, anno di ultima rilevazione. Non solo la superficie ma anche lo spessore è diminuito, passando da oltre 50 metri a pochissimi metri. Gli esperti parlano della possibilità che scompaia del tutto nei prossimi 30 anni.
Ghiacciaio del Miage
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In Val d’Aosta l’allarme è scattato per il ghiacciaio del Miage. Posizionato sul Monte Bianco è passato da oltre undici chilometri quadrati a soli 5810 metri.
Ghiacciaio di Indren
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Un altro ghiacciaio in pericolo è quello di Indren. Sempre in Val d’Aosta come il precedente, oggi mostra sofferenze a causa del riscaldamento climatico soprattutto nella zona delle due creste alle pendici della Piramide Vincent. Le fotografie fatte dall’alto che confrontano la differenza tra il 1915 e il 2012 sono impressionanti.
Ghiacciaio di Bors
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Sul versante sud del Monte Rosa il ghiacciaio piemontese di Bors fa parte di quelli che si stanno sciogliendo. In forte sofferenza, proprio come quello di Indren, ha la sfortuna di essere esposto a Sud dove il riscaldamento climatico sembra aver colpito di più.
Ghiacciaio delle Locce
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Anche il ghiacciaio delle Locce si posiziona sul Monte Rosa e appartiene a questo gruppo di ghiacciai italiani in crisi. Gli ultimi 40anni hanno mostrato un progressivo peggioramento della situazione e a causa della contrazione nella zona settentrionale, anche il lago sta perdendo il suo tributario andando a colpire di riflesso il ghiacciaio del Belvedere.
Sul versante sud del Monte Rosa in sofferenza si registra anche il ghiacciaio delle Piode. Simbolo del comune di Alagna Valsesia, dal 2013 si è rimpicciolito a causa di una spaccatura che ha diviso in due il ghiacciaio.
Ghiacciaio della Sesia
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Anche il ghiacciaio della Sesia fa parte dell’elenco di quelli in crisi e si posiziona come molti altri sul versante meridionale del Monte Rosa. In questo caso facciamo riferimento ad un ghiacciaio del comune di Alagna Valsesia che ha registrato un regresso superiore ai 20 metri annui.
Ghiacciaio dei Forni
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Se una volta il ghiacciaio dei Forni era il più grande d’Italia per il settore vallivo oggi le cose non sono più così. Il riscaldamento globale ha fortemente colpito anche questo simbolo e oggi la sua superficie è quasi dimezzata, con una fonte che si è ritirata di tre chilometri.
Un altro ghiacciaio che attira l’attenzione per l’essersi rimpicciolito e ritirato è quello della Sforzellina. Nel cuore dell’Alta Valtellina, il ghiacciaio ha registrato una perdita di spessore di un metro all’anno ritirandosi poi di circa 500 metri dal 1925 al 2020.
Ghiacciaio della Fradusta
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Decimo ghiacciaio italiano in pericolo è quello della Fradusta con una frammentazione della massa e dello spessore visibili in modo chiaro dalle foto a confronto.
Ghiacciaio del Montasio
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Un altro ghiacciaio alpino dichiarato in crisi è quello del Montasio. 34 i metri persi dagli anni ’80 ad oggi ma confrontato con altri ghiacciai è forse uno dei meno colpiti.
Ghiacciaio del Gran Paradiso
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Simbolo dell’omonimo parco, i ghiacciai del Gran Paradiso ha registrato un importante arretramento. 22 i metri in meno tra i 57 controllati appartenenti al massiccio del Gran Paradiso.
L’aumento delle temperature e il cambio climatico stanno dando segni ben evidenti in tutta Italia; se da una parte vediamo i termometri toccare temperature molto alte, dall’altra possiamo notare come i ghiacciai si stiano ritirando. Uno studio ha dimostrato come negli ultimi dodici anni sia diminuita del 13% la superficie dei ghiacciai italiani. L’allarme è scattato e una mappa mostra quali sono i ghiacciai in crisi.
La crisi climatica e la scomparsa dei ghiacciai corrono sullo stesso binario ad una velocità decisamente sostenuta; i dati più recenti registrano fino al 60% in meno andando ad intaccare delle riserve secolari che potrebbero portare disequilibrio negli ecosistemi.