Terremoti Campi Flegrei, allarme sul punto critico: cosa succede
Terremoti ai Campi Flegrei: l’attività sismica legata al sollevamento del suolo può solo aumentare. L’allarme: non conosciamo il “punto di non ritorno”
Nel corso del mese di febbraio 2022 nell’area dei Campi Flegrei sono stati registrati 278 terremoti: dopo vent’anni di relativa quiete, il suolo tra Pozzuoli e il Vomero ha ripreso a sollevarsi nel 2005. Negli ultimi 18 anni, secondo i dati forniti dall’Ingv, il suolo si è sollevato di circa 103,5 centimetri, superando la quota massima raggiunta in seguito alla crisi bradisismica del 1982-84.
E nonostante il livello di allerta sia fermo su Giallo, l’attività sismica sembra progressivamente aumentare in frequenza ed intensità, preoccupando non poco la popolazione di quella che il CNR definisce l’area “a più alto rischio vulcanico al Mondo”.
Campi Flegrei: la situazione oggi
Luogo a un tempo ameno e “terribilis”, l’area dei Campi Flegrei era nota sin dall’antichità per la sua attività vulcanica: la Solfatara era considerata la casa del dio Vulcano, e il Lago dell’Averno era per Virgilio la porta degli inferi.
La penisola – che sorge su un campo vulcanico attivo da oltre 80.000 anni – è caratterizzata dal fenomeno del bradisismo, che porta la terra a sollevarsi e abbassarsi periodicamente, generando un’intensa attività sismica e modificando lo scenario naturale. Dopo le crisi bradisismiche del 1970-72 e del 1982-84 – durante le quali ha subito un sollevamento totale di 3,5 metri nel punto massimo – il suolo ha preso ad abbassarsi fino al 2003 per tornare a salire nel 2005.
Attualmente, il sollevamento del suolo in atto nell’area di Pozzuoli procede a una velocità di circa 15 mm al mese e il livello di allerta dei Campi Flegrei è Giallo. Dal 2005 a oggi la terra si è alzata di circa 103,5 cm, di cui circa 70 centimetri soltanto dal gennaio 2016.
Terremoti ai Campi Flegrei: cosa sta succedendo
La lunga scia di terremoti che sta interessando la penisola Flegrea – 278 nel solo mese di febbraio 2023 – è dovuta allo stesso fenomeno che secoli fa ha causato lo sprofondare sott’acqua della residenza dell’imperatore Augusto, oggi visitabile nel Parco Sommerso di Gaiola.
Come spiega il Professor Giuseppe De Natale, vulcanologo dell’Ingv intervistato dal ‘Corriere’, “l’attività sismica può solo aumentare finché continua il sollevamento del suolo. Perché il sollevamento del suolo è un’indicazione dell’aumento di pressione nel sottosuolo”.
“Oggi siamo quasi al livello della sismicità del periodo 1982-1984”, ricorda il professore, “non siamo ancora a quel livello soltanto perché (…) la sismicità in quest’area, oltre che dal livello di pressione interna, dipende anche dal tasso di incremento della pressione, ossia del sollevamento”. “Nel bradisisma degli anni ’80”, spiega De Natale, “il tasso di sollevamento era oltre 5 volte maggiore di oggi, e quindi anche la sismicità era maggiore”.
Bradisismo: il “punto di non ritorno”
L’area Napoletana è caratterizzata dal più alto rischio vulcanico al Mondo: come si legge in un recente studio del CNR, nell’area compresa tra le aree vulcaniche di Vesuvio, Campi Flegrei e Ischia, più di tre milioni di persone vivono “entro una distanza di 20 km da una possibile bocca eruttiva”.
E anche se la possibilità che possa verificarsi una grande eruzione ai Campi Flegrei nei prossimi cent’anni secondo il professor De Natale “è estremamente improbabile”, terremoti ed emissioni di anidride carbonica sembrano aumentare in frequenza ed intensità.
Il problema, spiega il professore, è che il sollevamento del suolo non si è arrestato sui livelli massimi del 1984, che abbiamo ormai superato di diversi centimetri. “Il livello del suolo, e quindi verosimilmente il livello della pressione interna, è il più alto che abbiamo mai sperimentato, almeno negli ultimi due secoli”, spiega De Natale,”è chiaro che la resistenza delle rocce non è infinita, ma noi non sappiamo con esattezza qual è il punto critico, di non ritorno”.
Ci troviamo quindi in una situazione mai sperimentata prima, che non sembra realisticamente destinata ad esplodere nei prossimi cent’anni ma che non tende neanche ad arrestarsi. “Finché perdura il sollevamento del suolo, la sismicità potrà solo aumentare”, spiega De Natale, “dopo di che, oggi non c’è evidenza di intrusioni magmatiche superficiali, e questo è un bene. Ma è chiaro che in futuro, anche a breve scadenza, non possiamo escludere che tali intrusioni non avvengano”.