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Nuove coltivazioni in Italia: dopo lo zafferano, è il turno dell'alchechengi

In provincia di Mantova, sorge la più grande coltivazione italiana di alchechengi: ecco le proprietà di questo frutto

Buone notizie per gli agricoltori italiani: grazie al clima di cui la nostra Penisola gode, è possibile diversificare le coltivazioni introducendo prodotti che – fino ad oggi – sono stati importati da altri Paesi. Se non addirittura da altri continenti. È stato così per lo zafferano, ed è così – ora – per l’alchechengi.

Pianta perenne che produce bacche commestibili, appartiene alla stessa famiglia delle patate e dei pomodori e – fin dall’antichità – viene coltivata per le sue proprietà medicinali. Originaria dell’Asia e dell’Europa, è largamente coltivata anche in Colombia ed in Perù, soprattutto sugli altopiani andini dove – per crescere – ha bisogno di un terreno secco e di non essere direttamente esposta alla luce del sole. Famosa per il suo calice a forma di campanula – che, fatto seccare, grazie alla sua forma simile a quella di una lanterna cinese viene utilizzato come addobbo -, l’alchechengi produce bacche dal sapore agrumato, ricche di vitamina C, che paiono essere molto utili in caso di calcoli renali e vescicali.

Nuove coltivazioni in Italia: dopo lo zafferano, è il turno dell'alchechengi

Oggi, l’alchechengi non è necessario importarlo: è infatti coltivato anche in Italia, in provincia di Mantova, grazie all’iniziativa di Paolo Cavalieri. Titolare dell’azienda agricola Giallo Grano di Monzambano, ha raccontato di come – questa idea – gli sia balenata in testa nel 2010, dopo che un’amica gli parlò della sua difficoltà nel reperire questo frutto. Per riuscire a far partire la coltivazione, ha spiegato, ci sono voluti due anni. La difficoltà maggiore è stata quella di reperire il seme: in Italia non esistevano coltivazioni, e Cavalieri si è dovuto rivolgere a ditte importatrici francesi. I primi impianti, tuttavia, non ebbero successo: nascevano 10 piantine ogni 1000 semi, e il problema risiedeva nella qualità del terreno. Dopo qualche tentativo e dopo un po’ di esperimenti, quella in provincia di Mantova è diventata la principale coltivazione d’Italia. E la Giallo Grano – che coltiva anche in Puglia, Toscana, Veneto, Emilia Romagna e Lombardia – la principale produttrice.

Per coltivare l’alchechengi – che fiorisce tra luglio e agosto, mente le bacche possono maturare fino all’autunno inoltrato -, è necessario disporre di ambienti caldi e poco umidi. Cavalieri spiega di coltivare le piantine in pieno campo, dove non sono richiesti trattamenti insetticidi e fitosanitari. Tuttavia, il campo deve essere sempre pulito, e l’irrigazione deve essere effettuata a goccia. Ogni pianta (circa 5-6.000 a ettaro) produce ogni anno 2.5 kg di alchechengi, poi venduti in negozio ad un prezzo compreso tra i 15 e i 20 euro al chilo.