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"Milano come Roma": Sala vuole alzare la tassa di soggiorno

Milano valuta di aumentare la tassa di soggiorno per equipararsi a Roma, una scelta che riaccende il confronto su turismo e autonomie locali

Pubblicato:

Valentina Alfarano

Valentina Alfarano

Editor & Coach Letterario

Lavorare con le storie è la mia missione! Specializzata in storytelling di viaggi, lavoro come editor di narrativa e coach di scrittura creativa.

Milano tassa di soggiorno come Roma

Milano torna al centro del dibattito sulle politiche turistiche e sulla gestione delle risorse urbane. Dopo anni di equilibrio tra crescita dei flussi e necessità di investimenti pubblici, il sindaco Giuseppe Sala apre un nuovo capitolo: portare la tassa di soggiorno del capoluogo lombardo ai livelli di Roma. L’idea, destinata a far discutere, punta a rafforzare le entrate comunali e a garantire servizi più efficienti in una città che, ormai, vive un turismo stabile tutto l’anno.

Perché Milano vuole alzare la tassa di soggiorno come Roma

L’annuncio arriva in un momento di forte espansione del turismo internazionale. Milano, seconda solo a Roma per presenze straniere, ospita eventi, fiere e manifestazioni che trasformano ogni stagione in alta stagione; da qui la richiesta del sindaco di poter intervenire su un’imposta che, a suo dire, non rispecchia più il valore e la complessità della città.

Oggi la tassa di soggiorno a Milano è inferiore rispetto a quella delle principali capitali europee e italiane. Roma, ad esempio, applica tariffe che vanno dai 3,50 ai 10 euro a notte, differenziate per categoria e tipologia di struttura. Gli hotel a una stella pagano 4 euro, quelli a due stelle 5, a tre stelle 6, fino ad arrivare a 10 euro per gli alberghi di lusso. Le regole prevedono un massimo di dieci pernottamenti consecutivi all’anno, così da non gravare sui soggiorni prolungati.

In questo contesto, Sala sottolinea come la città lombarda sia ormai una destinazione turistica a tutti gli effetti. Come riportato su ‘Adnkronos’, il sindaco dichiara: “Anche Milano è una città turistica, con fior di alberghi. Quindi chiedo semplicemente di essere equiparati a Roma. Credo sia una richiesta legittima.”

La proposta del Comune di aumentare la tassa di soggiorno si fonda sull’idea di un riequilibrio normativo: oggi Milano può applicare un’imposta massima pari alla metà di quella di Roma, Firenze e Venezia.

L’amministrazione sostiene che un incremento non avrebbe un impatto significativo sui visitatori di fascia alta, ma consentirebbe di reinvestire in sicurezza, decoro urbano e trasporti pubblici. In altre parole, un aumento della tassa si tradurrebbe in un ritorno diretto per chi vive e visita la città.

Cosa cambia per hotel e turisti se passa la proposta di Sala

Le parole di Sala accendono il confronto tra istituzioni e operatori del settore. Dal fronte politico, arriva un sostegno esplicito da parte di Alessandro Onorato, assessore ai Grandi Eventi, Sport, Turismo e Moda di Roma Capitale.

Onorato afferma: “Ha ragione il sindaco Sala, è giusto che le città abbiano una propria autonomia per modificare la tassa di soggiorno. Oggi la possono cambiare ma solo all’interno di limiti imposti dal Ministero. È assurdo che Milano non abbia le stesse possibilità di Roma.”

Più prudente, invece, la posizione degli albergatori milanesi. Il presidente di Federalberghi Milano, Maurizio Naro, mette in guardia contro un aumento generalizzato che potrebbe pesare sulle strutture più piccole o decentrate.

Naro ricorda che: “Attualmente la tassa di soggiorno è fissata, per l’anno giubilare, a 7 euro per gli alberghi a 4 e 5 stelle e a 6,30 euro per quelli a tre stelle e per gli appartamenti turistici. Fino allo scorso anno era di 5 euro, mentre a Roma è arrivata a 12.”

Gli operatori chiedono che eventuali incrementi siano accompagnati da un piano di reinvestimento chiaro e trasparente, l’obiettivo è evitare che la tassa si trasformi in un semplice prelievo, anziché in una leva per migliorare i servizi