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Migliori acque nei supermercati: l'analisi di Greenpeace sui Pfas

L'analisi condotta da Greenpeace sulle acque presenti all'interno dei supermercati italiani per individuare l'eventuale presenza di Pfas: i risultati

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Silvio Frantellizzi

Silvio Frantellizzi

Giornalista

Giornalista pubblicista. Da oltre dieci anni si occupa di informazione sul web, scrivendo di sport, attualità, cronaca, motori, spettacolo e videogame.

Greenpeace ha condotto una ricerca mirata a scoprire se nelle acque presenti all’interno dei supermercati italiani ci sono tracce di Pfas, sostanze poli e perfluoroalchiliche utilizzate in numerosi processi industriali e prodotti di largo consumo.

L’indagine ha rilevato la presenza di Pfas nell’acqua in bottiglia di 6 marche su 8 disponibili nella grande distribuzione organizzata. La sostanza rilevata è il Tfa, l’acido trifluoroacetico che è anche il Pfas più diffuso al mondo.

Greenpeace, l’analisi sui Pfas nelle acque dei supermercati italiani

L’organizzazione non governativa, ambientalista e pacifista, nei mesi scorsi, ha acquistato in un supermercato di Roma 16 bottiglie che appartengono a 8 dei marchi di acqua più diffusi in Italia: Ferrarelle, Levissima, Panna, Rocchetta, San Benedetto, San Pellegrino, Sant’Anna e Uliveto.

I campioni sono stati inviati in due diversi laboratori, uno in Germania e l’altro in Italia, al fine di testare l’eventuale presenza di Pfas, conosciuti anche come inquinanti eterni. Queste sostanze, oltre ad accumularsi nell’ambiente senza degradarsi, sono da tempo associate a rischi per la salute.

Secondo la ricerca condotta da parte di Greenpeace, delle otto acque prese in esame tra quelle presenti nei supermercati italiani, solo due sono state promosse: Ferrarelle e San Benedetto. Nei campioni analizzati delle loro bottiglie non è stata rilevata alcuna presenza di Pfas: ciò significa che le concentrazioni nei campioni sono risultate inferiori al limite di rilevabilità di 50 ng/L.

Sul sito ufficiale di Greenpeace si legge, invece, che “nei campioni di Levissima, Panna, Rocchetta, San Pellegrino, Sant’Anna e Uliveto è stato rilevato il TFA, l’acido trifluoroacetico”: tale sostanza ha il primato di Pfas più diffuso al mondo.

Cos’è il Tfa, l’acido trifluoroacetico

Sul sito web di Greenpeace è presente una lunga considerazione legata al Tfa, l’acido trifluoroacetico trovato nei campioni di acqua: al pari dei Pfas più noti, persiste nell’ambiente e non è biodegradabile. Considerato il Pfas più diffuso al mondo, la sua presenza è stata rilevata anche nel sangue umano.

Di recente in Germania hanno classificato il Tfa come “tossico per la produzione” e “molto mobile e persistente”. Nel 2024 proprio la Germania ha presentato all’ECHA, l’Agenzia Europea per le Sostanze Chimiche, una richiesta di classificazione del Tfa come sostanza tossica per la riproduzione. Qualora l’ECHA dovesse approvare la richiesta, l’acido trifluoroacetico potrebbe essere classificato come “metabolita rilevante” delle sostanze attive nei prodotti fitosanitari.

La petizione di Greenpeace

Greenpeace ha lanciato una petizione per chiedere al Governo italiano una legge zero-Pfas che possa mettere al bando queste sostanze una volta per tutte. Nel marzo del 2025 il Consiglio dei Ministri ha approvato un Decreto Legge per abbassare i limiti di Pfas nelle acque potabili e introdurre anche delle restrizioni specifiche per l’acido trifluoroacetico: un provvedimento che a distanza di mesi, però, non è ancora stato approvato dal Parlamento.

Per Greenpeace “Abbassare i limiti dei Pfas nell’acqua potabile è un passo avanti, ma non è risolutivo perché non elimina i Pfas dalle nostre vite e soprattutto non scongiura il rischio che queste sostanze finiscano nell’acqua in bottiglia”. Secondo l’organizzazione ambientalista “occorre una legge zero-Pfas che ne vieti del tutto la produzione e l’uso” perché solo così è possibile “sperare di tutelare la nostra salute”.